VINICIO BERTI ©
© Vinicio Berti by SIAE
"Guardare in Alto (Aspramente)"
€ 28.000,00
Richiesta informazioni
Rispondiamo entro 24 ore
Nel caso tu non riceva la nostra risposta, ti consigliamo di cercarla nella cartella "spam" o "junk" della tua email e di contrassegnarla come "non spam".
VINICIO BERTI
Vinicio Berti nasce a Firenze nel 1921. Esordisce nei primi anni Quaranta con opere di carattere realistico-espressionista, che nel loro approccio al mondo popolare e alla drammatica realtà della guerra esprimono una rottura categorica con la tradizione pittorica fiorentina, soprattutto post-Rosaico. Nel 1945, insieme a Brunetti, Farulli, Nativi e al poeta Caverni, fonda il giornale "Torrente", che esprime il rifiuto di una visione intimista dell'arte in nome di una partecipazione diretta alle tensioni della realtà contemporanea. Berti fu uno dei protagonisti del movimento "Arte d'oggi", che per alcuni anni riunì i principali artisti italiani e stranieri dell'epoca all'insegna di una comune convinzione innovativa, organizzando tre grandi mostre a Firenze dal 1947 al 1949. Dopo un primo periodo di reinterpretazione del cubismo e del futurismo (1945/1947), prosegue sulla strada delle avanguardie storiche (in particolare sulla linea di Mondrian, Malevic e Magnelli), inserendosi con forza nel generale rinnovamento della cultura artistica europea. Così, con opere come Composizione verticale o Simbolo, arrivò a quello che lui stesso definì "un nuovo classicismo", in opposizione a tutte le tradizioni classiche ancora presenti nell'arte contemporanea, insieme ad altri pittori toscani a lui vicini per formazione, idee e convinzioni estetiche. Insieme a Bruno Brunetti, Alvaro Monnini, Gualtiero Nativi e Mario Nuti, fonda il gruppo "Astrattismo classico", a cui seguiranno varie mostre collettive e che, al termine della pur breve stagione del gruppo '47/'50, riunirà le loro posizioni estetiche e culturali in un Manifesto: il gruppo si proponeva di avviare un nuovo ciclo dell'arte contemporanea con la fine della distruzione della forma iniziata da Wols e Fautrier per riproporre, attraverso un linguaggio ancorato alla storia capace di rappresentare i tempi, una narrazione razionale e costruttiva sul filo di una visione interna della materia. Sciolto il gruppo, Berti continuò a sviluppare e ampliare le possibilità espressive dell'Astrattismo Classico nei contenuti e nelle forme. La struttura rigorosa di una geometria classica, espressa tra il 1947 e il 1950, continuò a sostenere le opere di quegli anni, dal ciclo delle Cittadelle ostili (1955-56), preceduto nella fase che Berti stesso definì di Espansione dell'astrattismo classico (1951-55), caratterizzata da una scrittura più libera e da una maggiore evidenza delle connessioni tra linee e piani di colore. Seguono i cicli delle Brecce nel tempo (1955-58) e dell'Avventuroso astrale (1959-65), ispirato ai primi exploit spaziali con l'importante opera del 1963 - Utopia del tempo H3, vincitrice del premio Il Fiorino - emblematica dell'intera concezione dell'uomo di Berti consapevole delle sue immense capacità espansive. Dal 1966 in poi è la volta di Cittadelle di resistenza, Partenza zero, Geometria volumetrica, Realtà antagonista, fino a Dal basso in alto (1981), preludio alle più recenti Visioni verso l'alto, che rappresentano la fase estrema dello sviluppo dell'astrazione classica rispetto all'incessante divenire della realtà vista dall'arte contemporanea. Muore a Firenze nel 199 ed è ricordato ancora oggi come uno dei principali esponenti dell'astrattismo nel panorama italiano ed europeo del XX secolo.Vinicio Berti nasce a Firenze nel 1921. Esordisce nei primi anni Quaranta con opere di carattere realistico-espressionista, che nel loro approccio al mondo popolare e alla drammatica realtà della guerra esprimono una rottura categorica con la tradizione pittorica fiorentina, soprattutto post-Rosaico. Nel 1945, insieme a Brunetti, Farulli, Nativi e al poeta Caverni, fonda il giornale "Torrente", che esprime il rifiuto di una visione intimista dell'arte in nome di una partecipazione diretta alle tensioni della realtà contemporanea. Berti fu uno dei protagonisti del movimento "Arte d'oggi", che per alcuni anni riunì i principali artisti italiani e stranieri dell'epoca all'insegna di una comune convinzione innovativa, organizzando tre grandi mostre a Firenze dal 1947 al 1949. Dopo un primo periodo di reinterpretazione del cubismo e del futurismo (1945/1947), prosegue sulla strada delle avanguardie storiche (in particolare sulla linea di Mondrian, Malevic e Magnelli), inserendosi con forza nel generale rinnovamento della cultura artistica europea. Così, con opere come Composizione verticale o Simbolo, arrivò a quello che lui stesso definì "un nuovo classicismo", in opposizione a tutte le tradizioni classiche ancora presenti nell'arte contemporanea, insieme ad altri pittori toscani a lui vicini per formazione, idee e convinzioni estetiche. Insieme a Bruno Brunetti, Alvaro Monnini, Gualtiero Nativi e Mario Nuti, fonda il gruppo "Astrattismo classico", a cui seguiranno varie mostre collettive e che, al termine della pur breve stagione del gruppo '47/'50, riunirà le loro posizioni estetiche e culturali in un Manifesto: il gruppo si proponeva di avviare un nuovo ciclo dell'arte contemporanea con la fine della distruzione della forma iniziata da Wols e Fautrier per riproporre, attraverso un linguaggio ancorato alla storia capace di rappresentare i tempi, una narrazione razionale e costruttiva sul filo di una visione interna della materia. Sciolto il gruppo, Berti continuò a sviluppare e ampliare le possibilità espressive dell'Astrattismo Classico nei contenuti e nelle forme. La struttura rigorosa di una geometria classica, espressa tra il 1947 e il 1950, continuò a sostenere le opere di quegli anni, dal ciclo delle Cittadelle ostili (1955-56), preceduto nella fase che Berti stesso definì di Espansione dell'astrattismo classico (1951-55), caratterizzata da una scrittura più libera e da una maggiore evidenza delle connessioni tra linee e piani di colore. Seguono i cicli delle Brecce nel tempo (1955-58) e dell'Avventuroso astrale (1959-65), ispirato ai primi exploit spaziali con l'importante opera del 1963 - Utopia del tempo H3, vincitrice del premio Il Fiorino - emblematica dell'intera concezione dell'uomo di Berti consapevole delle sue immense capacità espansive. Dal 1966 in poi è la volta di Cittadelle di resistenza, Partenza zero, Geometria volumetrica, Realtà antagonista, fino a Dal basso in alto (1981), preludio alle più recenti Visioni verso l'alto, che rappresentano la fase estrema dello sviluppo dell'astrazione classica rispetto all'incessante divenire della realtà vista dall'arte contemporanea. Muore a Firenze nel 199 ed è ricordato ancora oggi come uno dei principali esponenti dell'astrattismo nel panorama italiano ed europeo del XX secolo.
Leggi tutto Chiudi